Un’auto che sembra pensata per le strade strette di Tokyo ma che richiama ricordi anche degli appassionati italiani: la casa giapponese presenta una reinterpretazione compatta della sua piccola coupé-cabriolet. Salta subito all’occhio la volontà di tornare a una formula nota, quella delle Copen degli anni passati, riproponendo un mix di praticità e piacere di guida in dimensioni molto contenute.
Una sportiva in formato kei
La nuova proposta prende il nome di Daihatsu K-Open Concept e si distingue per una lunghezza di appena 3,4 metri, sufficiente per rientrare nella classe delle kei car giapponesi. La configurazione resta fedele al passato: due posti separati, un motore termico montato anteriormente e la tradizionale trazione posteriore, una combinazione che mira a privilegiare la sensazione di guida piuttosto che la pura accelerazione. La casa non ha diffuso numeri precisi sul propulsore, ma la normativa locale limita i modelli di questa categoria a 660 cc e a circa 64 CV, limiti che definiscono chiaramente il tipo di prestazione offerta.
Lo stile estetico riprende elementi storici della famiglia Copen: passaruota pronunciati, prese d’aria sul cofano e dettagli muscolari che enfatizzano la sportività nella silhouette compatta. Un dettaglio che molti sottovalutano è la scelta dei materiali interni e dei componenti strutturali: in vetture di queste dimensioni il peso diventa determinante per il comportamento su strada, e i tecnici puntano proprio su leggerezza e rigidezza. Anche il roll-bar e il terminale trapezoidale alla coda sono scelte che mirano a comunicare carattere, non solo estetica.
La supervisione di molti test di sviluppo è stata affidata a Akio Toyoda, figura che suggerisce come la casa madre guardi a queste piccoli progetti con interesse strategico. Chi vive in città lo nota ogni giorno: la richiesta di modelli compatti e piacevoli da guidare è una nicchia in crescita anche nel mercato europeo, benché le probabilità di una vendita ufficiale in Italia restino limitate.

Prototipi, mercati e futuro pratico
Oltre alla K-Open, lo stand della casa giapponese ospita altri prototipi che esplorano usi diversi della mobilità compatta. Tra questi spicca la Midget X, un veicolo estremamente minuto concepito per spostamenti urbani e per esigenze specifiche: accesso frontale, disposizione dei sedili 1+2 e numerose varianti progettuali per adattarsi a usi commerciali o familiari ridotti. La Midget X sembra pensata per micro-logistica o per chi cerca un veicolo agile in centri storici, e rappresenta un esperimento su come sfruttare ogni centimetro utile.
Accanto c’è la K-Vision, una proposta ibrida dall’aspetto più squadrato e funzionale, pensata per operare soprattutto in modalità elettrica nelle percorrenze urbane ma mantenendo autonomia e versatilità grazie al motore termico ausiliario. Questo approccio riflette una strategia che mira a coniugare sostenibilità e praticità , valore che in molte città europee e in Italia sta diventando un criterio di scelta sempre più concreto.
La possibilità che questi prototipi approdino ufficialmente sul mercato europeo è limitata: per ragioni di normative, costi e adattamento alle reti distributive, molte di queste vetture rimangono progetti pensati per il Giappone. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la crescita di importazioni private e di club di appassionati che recuperano modelli nipponici; è un aspetto che sfugge a chi vive solo nelle grandi metropoli. Alla fine, queste concept mostrano il motivo per cui i marchi giapponesi continuano a esplorare nicchie: sperimentano soluzioni compatte e leggere che potrebbero ispirare versioni future, anche se la loro presenza commerciale in Europa rimarrà per molti ancora un’opzione di nicchia.
