Milano batte tutte: scopri perché qui circolano più moto che auto (e il parcheggio è un miraggio)

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Novembre 4, 2025

Sulle strade strette e sulle piazzette liguri la scena è chiara: decine di mezzi a due ruote allineati come se fossero l’arredo pubblico. Non parliamo di un fenomeno da cartolina, ma di un modello di mobilità che si è imposto per necessità: spazi limitati, centro storico fitto e un’offerta di parcheggi insufficiente. Moto e scooter dominano i marciapiedi e le corsie minori, mentre l’automobile resta un’eccezione più che una scelta abituale. Parcheggio non è un problema che qui si risolve con un’app, è un motivo pratico per lasciare la macchina a casa. Un dettaglio che molti sottovalutano è la facilità con cui una due ruote attraversa le vie tortuose: per chi vive in città lo nota ogni giorno.

Secondo alcune rilevazioni nazionali, nelle province liguri la densità dei motocicli è tra le più alte del paese; Imperia e Savona sono spesso citate come esempi emblematici, con valori che indicano decine di motocicli ogni 100 abitanti, secondo l’Osservatorio Focus2R. Questo non significa solo una questione culturale: le scelte di mobilità si spiegano anche con fattori concreti, come la conformazione urbana, l’economia locale e la disponibilità di alternative di trasporto pubblico. La progressiva crescita delle due ruote non è limitata a una sola area geografica; città medio-piccole del Nord e del Sud mostrano tendenze analoghe, segnalando un cambio di abitudini nella vita quotidiana degli spostamenti.

Allo stesso tempo, la diffusione delle due ruote trasforma la gestione della città: regolamentazione della sosta, segnaletica e controllo del traffico seguono logiche diverse rispetto a quelle pensate per l’auto. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la diversa percezione del rumore e dell’affollamento, meno legato alla dimensione dei mezzi e più alla loro densità. Per questo motivo, osservare la geografia delle due ruote aiuta a capire come alcune realtà italiane stiano ridefinendo il concetto di mobilità urbana.

Sicurezza, infrastrutture e il prossimo passo per la mobilità

Il predominio delle moto e degli scooter apre scenari pratici immediati: la priorità diventa la sicurezza. Sicurezza rimane il punto critico: i dati e le analisi mostrano che l’aumento dei mezzi a due ruote non ha ricevuto un corrispondente salto nelle misure protettive e nelle infrastrutture. Serve una rete di percorsi protetti, ma anche una manutenzione stradale più attenta: buche, cordoli usurati e asfalti irregolari espongono i motociclisti a rischi concreti. Infrastrutture dedicate e segnaletica mirata potrebbero ridurre gli incidenti, lo raccontano i tecnici del settore.

Oltre alle opere fisiche, occorrono interventi sul fronte dell’informazione: campagne di sensibilizzazione e formazione alla guida delle due ruote sono elementi utili per abbassare la curva degli eventi critici. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto incida la manutenzione quotidiana della sede stradale sulla sicurezza: piccoli investimenti locali spesso hanno impatti concreti sulla riduzione degli incidenti. Allo stesso tempo, coordinare la mobilità con parcheggi scambiatori e mezzi pubblici può facilitare la transizione verso soluzioni più sostenibili.

La prospettiva per la mobilità italiana non è solo un aumento di scooter in circolazione, ma la costruzione di un sistema in cui questi mezzi convivano in modo più sicuro e regolato con gli altri utenti. Manutenzione, regolamentazione della sosta e investimenti mirati mostrano la direzione possibile: non basta constatare la presenza delle due ruote, bisogna pianificare il loro inserimento nello spazio urbano. Un’immagine concreta che rimane nella memoria è quella di un mercato cittadino dove la maggior parte delle persone arriva in scooter, sistema pratico e diffuso, e dove la sfida è trasformare quell’abitudine in una scelta che non peggiori la sicurezza di tutti.