Jazz a Roma (novembre 2025), ma con contaminazioni mai sentite prima e un omaggio potente

Musica

Dal Parco della Musica alla Casa del Jazz: a Roma arriva il jazz-mondialmotors.it

Franco Vallesi

Novembre 6, 2025

Dal Parco della Musica alla Casa del Jazz, la capitale accoglie l’edizione 2025 del più longevo evento autunnale dedicato al jazz

Uno degli eventi musicali più longevi e amati dell’autunno romano torna anche nel 2025 con una nuova edizione che mescola tradizione e sperimentazione. Il Roma Jazz Festival, giunto alla sua 49ª edizione, propone un calendario fitto di concerti, incontri e produzioni originali ospitate in tre luoghi simbolo della scena musicale della Capitale: l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, la Casa del Jazz e il Monk Club.

Dal 1976 a oggi, un festival che evolve senza perdere la propria anima

Quasi mezzo secolo di musica, contaminazioni, storie, battiti. Il Roma Jazz Festival nasce nel 1976, ma è negli ultimi due decenni che ha saputo ridefinire se stesso per non smettere mai di dialogare con il presente. Se agli inizi a dominare erano le grandi orchestre, i solisti internazionali e i nomi storici del jazz, oggi la rassegna si muove su territori più fluidi, dove le ibridazioni sonore sono la norma.

Eventi
il jazz a Roma per tutto novembre 2025-mondialmotors.it

Dal nu jazz alla jazztronica, dal post-bop al jazz-rap, fino al new soul, la direzione artistica del festival ha saputo intercettare i linguaggi più attuali, senza perdere il contatto con le radici afroamericane e con le sperimentazioni italiane. Negli anni si sono alternati sui palchi nomi come Wayne Shorter, Herbie Hancock, Enrico Rava, Stefano Bollani, ma anche artisti più recenti e sorprendenti, che hanno portato in scena nuove visioni del jazz, spesso nate nei centri urbani, nelle periferie, nei laboratori elettronici o nei circuiti underground.

Oggi il festival assume anche un significato sociale: inclusività, diritti civili, pace, parità di genere sono diventati temi integrati nella programmazione, non più solo cornice ma parte viva del messaggio. Il jazz, d’altra parte, è da sempre un linguaggio di libertà, e continua a esserlo in una società che cambia. L’edizione 2025 vuole rafforzare questa funzione culturale, dando spazio a progetti che coniugano melodia e coscienza civile, con nuove produzioni orchestrali e anteprime assolute pensate per il pubblico romano e non solo.

Coltrane sessant’anni dopo: il cuore spirituale del festival è “A Love Supreme”

Tra i momenti centrali dell’edizione 2025, un omaggio speciale a John Coltrane, figura chiave della musica del Novecento, non solo per la tecnica e l’innovazione ma per l’intensità spirituale e politica delle sue opere. Il festival dedica infatti uno spazio importante alla celebrazione dei 60 anni dalla pubblicazione di “A Love Supreme”, considerato non solo un capolavoro jazz, ma una vera e propria testimonianza sonora del pensiero moderno.

Coltrane, morto nel 1967, concepì questo album come un inno alla spiritualità, una suite divisa in quattro movimenti che fonde improvvisazione libera e rigore compositivo. L’impatto di questo disco travalica i confini del jazz: ha influenzato rock, elettronica, musica classica contemporanea e anche il pensiero filosofico e religioso afroamericano.

L’esecuzione prevista durante il festival non sarà una semplice riproposizione, ma una rielaborazione corale e multidisciplinare, con elementi visivi, letture, e performance parallele. L’obiettivo è ricostruire il senso profondo dell’opera, non replicarlo. In cartellone ci saranno ensemble italiani ed europei, musicisti afrodiscendenti e voci emergenti, chiamati a confrontarsi con un’opera ancora attuale.

Il tributo si inserisce in un percorso più ampio che vuole rendere visibile l’eredità del jazz come cultura, non solo come genere. Accanto a Coltrane, il festival darà spazio a nuove commistioni tra jazz e hip hop, a esperienze collettiveispirate al blues, e a produzioni di young talents che lavorano sui margini, tra club e conservatori, città e provincia. Roma diventa così il teatro aperto di una musica che non si lascia ingabbiare e che, anzi, continua a interrogare e contaminareil nostro tempo.

Una città che ascolta e cambia con la musica

Non si tratta solo di concerti, ma di un rituale collettivo che Roma rinnova ogni autunno. Il Roma Jazz Festival, con la sua storia lunga quasi cinquant’anni, continua a essere uno specchio del presente. A ogni edizione cambia forma, suono, temi, ma resta fedele al principio che lo ha fatto nascere: il jazz come linguaggio libero, come terreno di incontro, come spazio per esplorare ciò che non ha ancora un nome preciso.

In un’epoca frammentata, in cui tutto corre e si consuma in pochi secondi, un festival che si prende il tempo di rileggere la storia, aprirsi al nuovo, dare voce a esperienze diverse diventa più che mai necessario. Non è solo musica, è un modo di abitare la città. Il pubblico che riempie le sale del Parco della Musica o i giardini della Casa del Jazz è fatto di generazioni diverse, di ascoltatori curiosi, di chi cerca una connessione autentica.

E forse è proprio questo, in fondo, il senso ultimo del jazz a Roma: non ripetere, ma riconnettere.